Cascina Ronco – Villarbasse
Cascina Ronco – Villarbasse

Cascina Ronco – Villarbasse


L’area de ‘l Runc e, nel contorno, quella oggetto dell’esame

Con Cascina Ronco ci si riferisce a un’area agricola ricadente nel comune di Villarbasse, a sud dell’abitato, compresa fra la provinciale Rivoli-Reano, via Paraccia ed i Truc Bandiera e Monsagnasco, località nel complesso nota ai paesani come “‘l Runc“.

Localizzazione d’eccezione di un’antica cascina villarbassese, nel corso degli anni abbandonata e lasciata alla rovina, è stata prima ceduta unitamente ai vasti terreni circostanti ad una società immobiliare che, dopo moltissimi anni in cui ha sperato di poter realizzare la “Villarbasse 2”, ha venduto tutta la proprietà nel corso del 2015 ad un facoltoso privato che ne ha restituito l’utilizzo agricolo i territori di pertinenza precedentemente lasciati alla colonizzazione di rovi e sterpi. Unitamente a ciò l’area è stata ovviamente preclusa all’accesso tramite una colossale opera di recinzione fissa ed impianto di videosorveglianza.

Precedentemente a questo periodo, complice lo stato di abbandono, l’area fu utilizzata per gli scopi più disparati seguendo le bizzarre mode del momento: luogo esoterico di raduni spiritici notturni, luogo di sollazzo e svago “merendero” nei soleggiati fine settimana estivi, raduno sporadico di “rave party” sino a sede campale di un’associazione di “Soft-air”. Tutto ciò contornato ovviamente dall’abbandono di ogni sorta di rifiuto e dall’assidua quanto vietata frequentazione di motoveicoli ed autoveicoli di ogni sorta.

La stessa condizione di semi-abbandono di buona parte dei terreni della proprietà aveva tuttavia consentito lo sviluppo in alcuni decenni di una vegetazione di ri-colonizzazione sui vecchi coltivi favorendone la frequentazione di specie animali, non solo legate all’avifauna, con pochi eguali sul territorio nel complesso ampiamente antropizzato e coltivato della collina morenica Rivoli-Avigliana.

Oggi, come descritto precedentemente, purtroppo questa situazione si è completamente annullata e la descrizione che seguirà vuole mostrare uno spaccato della situazione che era in essere fino a pochi anni fa, utilizzando ed ottimizzando materiali prodotti dai diversi frequentatori e narratori di questi luoghi (R. Macario, G. Assandri, D. Capello, …)

 Descrizione naturalistica dei luoghi


Il colmo della collina come si presentava prima del 2015, sulla destra in pieno rigoglio vegetazionale il viale di Gelsi
I Ruderi

In posizione dominante sul colmo del poggio versano in stato di completa rovina (ancora adesso, 2016) e sono oggi visibilmente recintati da rete arancione di sicurezza. Tale accorgimento potrebbe potenzialmente favorire la colonizzazione da chirotteri dei quali tuttavia non se ne conoscono attualmente colonie presenti.

Il viale dei Gelsi

Nelle immediate vicinanze dei ruderi, sul lato sud, si distende un lungo viale di Gelsi secolari un tempo impiegati per l’attività di bachicoltura nella produzione della seta. Qui sarebbero stati interessanti approfondimenti sull’entomofauna.

Lo stagno delle carpe
Lo stagno delle Carpe

A poca distanza dai ruderi, all’ombra di una splendida e secolare farnia fu ricavato un avvallamento allagato ove si allevavano carpe. Ora tale stagno è diventato ricettacolo di ogni sorta di rifiuto, una piccola discarica, ove dubito fortemente possano trovare rifugio pesci o quant’altro d’interesse naturalistico.

L’area improduttiva a sud

A sud dei ruderi si estendeva la porzione di territorio più interessante a livello ornitico in quanto non più coltivata da decenni ove insisteva una bassa vegetazione arbustiva. Qui erano frequenti gli avvistamenti di Averla maggiore tra le tante specie che vi trovavano rifugio. Al momento tale area è stata completamente ripulita dagli arbusti e restituita all’utilizzo agricolo (rotazione grano-mais).

L’area di prati a sfalcio a nord

Sul colmo della collina erano mantenuti a sfalcio ampi terreni di prato. E’ su di essi che insistevano maggiormente le attività “merendere” e di frequentazione motorizzata. Al momento attuale quest’area è stata conservata allo sfalcio.

 Area boscata a sud ed est

Scendendo verso gli impluvi che delimitano la collina di cascina Ronco ci si immerge nel bosco che ricopre interamente i Truc Bandiera (S) e Castellazzo/Monsagnasco (E). Qui il livello di tutela è unicamente minacciato dall’attraversamento di mezzi motorizzati (più frequente nei fine settimana), dalle partite di soft-air e dai periodici tagli feroci di ditte di legname di cui si rammenta l’ultimo episodio dell’aprile 2012 quando a seguito di un taglio superiore alle possibilità, l’amministrazione comunale di Rivalta e il CFS ha potuto obbligare gli stessi al ripristino dei luoghi e una modesta sanzione economica.

Studi effettuati

L’area, come descritta, è stata oggetto, a partire dal 2003, di un sistematico studio naturalistico incentrato primariamente sull’avifauna da parte di G.Assandri, utilizzando anche osservazioni di altri cronisti di Torino Birdwatching. Si riporta qui di seguito lo studio, ovviamente sempre facendo riferimento ad una situazione oggi completamente mutata.


I ruderi della Cascina Ronco

I risultati preliminari evidenziarono che l’area in oggetto, oltre ad un innegabile valore “paesaggistico” (che la pone sicuramente fra i settori di maggior pregio della collina morenica di Rivoli-Avigliana), presentava una ricca biodiversità.

Nella tabella PDF ricavabile da questo link sono elencate le 115 specie di uccelli rilevate in questo studio. Alcune di esse risultano rare in Italia ed Europa.

Oltre agli uccelli nel sito sono presenti numerosi altri animali, che aumentano il valore naturalistico dell’area. Fra i mammiferi vanno sicuramente citati lo Scoiattolo rosso, il Capriolo e la Volpe. Fra i rettili e gli anfibi il Ramarro, la Lucertola muraiola, il Biacco e, nello stagno, un’abbondante popolazione di Rana verde minore, che durante la bella stagione allieta con il suo canto i visitatori che prestano attenzione ai suoni della natura. Non vanno dimenticati inoltre gli insetti, fra cui alcune specie di libellule, il Cervo volante, la Cicindella campestre e la Mantide religiosa.

Degrado dell’area

Rifiuti nei pressi dello stagno

Durante le visite nell’area di Cascina Ronco, non era eccezionale rilevare gravi esempi di degrado ambientale, legati a comportamenti incivili dei frequentatori. In particolare l’area più degradata risultava quella prossima alla cascina, dove è presente un piccolo stagno che sarebbe stato di notevole interesse naturalistico e un viale di gelsi secolari, di grande bellezza e suggestione.


Rifiuti nello stagno

Le persone che frequentavano l’area durante la bella stagione per fare pic-nic o grigliate, raggiungevano l’area con l’auto, parcheggiando spesso sui prati, ignorando qualsiasi forma di rispetto della natura (es. tengono per ore la radio accesa ad altissimo volume). Inoltre, dopo aver mangiato, abbandonavano ovunque rifiuti, come documentano le foto.

Lo stagno sopraccitato è attualmente ridotto allo stato di discarica a cielo aperto e fra le varie immondizie presenti in esso con ovvio disagio per gli animali che vivono in esso. Al momento attuale non è più possibile sapere se la situazione è stata ripristinata dai nuovi proprietari.

Suggerimenti di Cogestione dell’area

Certamente oggi, data la completa distruzione degli habitat naturali che costituivano la ricchezza naturalistica dell’area, la collaborazione tra Comune, nuovi proprietari ed Associazioni naturalistiche quali EBN Italia potrebbe apparire potenzialmente inutile; tuttavia ritengo personalmente che la mediazione di cui sopra potrebbe ancora costituire un notevole vantaggio circa l’ottimizzazione delle future operazioni di sfruttamento del territorio che certamente la proprietà vorrà effettuare. Tale collaborazione, se resa fattiva, potrebbe evitare l’ulteriore calo della biodiversità presente sul suo territorio e forse, vista l’enorme disponibilità di territorio posseduto, anche un parziale tentativo di ripristinare le condizioni di “abbandono agricolo” di una piccola porzione di territorio scelta ad hoc per tentare in extremis il recupero di parte dell’avifauna che qui da ormai diversi decenni trovava particolare rifugio (vedi Averla maggiore).